Claudio Pozzani - Básně v originále
10. května 2022 15:08
LA MARCIA DELL’OMBRA (POCHOD STÍNU, SHADOW MARCH)
Stanno cadendo corde dal cielo
e gelide catene ti danzano attorno
Èun mondo di nodi da sciogliere al buio
tra un lampo e l’altro di fosforoe grida
Èun groviglio di corde che rifiutano forbici
E un pettine che s’incastra
dentro chiome che non pensano
Èombra... ombra
Èun battito di ciglia ancora
Mi guardo attorno e vedo muri
persino il mio specchio è diventato un muro
sui tuoi seni è cresciuta una pelle di muro
il mio cuore, i miei sensi reincarnati in muri
E continuano a piovere preghiere e bestemmie
che evaporano appena toccan la sabbia
e continuano a strisciare in un silenzio velenoso
avverbi, aggettivi, parole senza suono
E ombra... ombra...
e un battito di ciglia ancora
Del sole vedo solo il suo riflesso
nelle pozze iridescenti di acqua piovana,
della luna indovino la presenza nel buio
dal lontano abbaiare dei cani legati
La mia pace non è la mancanza di guerra
La mia pace è l’assenza del concetto di guerra
Non ombra... ombra...
ma un battito di ciglia ancora
LA DONNA DALLE LACRIME DOLCI (ŽENA SE SLADKÝMI SLZAMI, THE WOMAN OF THE SWEET TEARS)
Sei la donna dalle lacrime dolci
Ogni tuo gesto è una fiamma leggera
Sei l'ombra, sei il gatto che fugge e poi ritorna
Sei l'impatto del treno contro i rami sporgenti
Un alambicco pieno di mercurio e di zolfo
bolle di notte tra i tuoi seni perfetti
Quanti alchimisti hanno perso i polmoni
inseguendo i fumi del tuo corpo sudato!
Sei la donna che detta il ritmo delle stagioni,
che dimezza l'attesa tra un miobattito e l'altro
Sei Venere che sorge da una colata di lava
Sei Psiche che tiene sempre accesa la luce
Calpesti la terra e neanche ti accorgi
che ad ogni tuo passo prende vita un giardino
Per i tuoi capelli il vento sta ringraziando Dio
per avergli donato uno scopo di vita
SONO (JSEM, I AM)
Sono l’apostolo lasciato fuori dall’Ultima Cena
Sono il garibaldino arrivato troppo tardi allo scoglio
di Quarto
Sono il Messia di una religione in cui nessuno crede
Io sono l’escluso, l’outsider,
il maledetto che non cede
Sono il protagonista che muore nella prima pagina
Sono il gatto guercio che nessuna vecchia vuol
carezzare
Sono la bestia idrofoba che morde la mano tesa per
pietà
Io sono l’escluso, l’outsider,
il maledetto senza età
Sono l’onda anomala che porta via asciugamani
e radioline
Sono il malinteso che fa litigare
Sono il diavolo che ha schivato il calamaio di Lutero
Sono la pellicola che si strappa sul più bello
Io sono l’escluso, l’outsider,
un chiodo nel cervello
Sono la pallina del flipper che cadeun punto prima
del record
Sono l’autorete all’ultimo secondo
Sono il bimbo che ghigna contro le sberle della madre
Sono la paura dell’erba che sta per essere falciata
Io sono l’escluso, l’outsider,
questa pagina strappata
DANZO (TANČÍM, I DANCE)
Danzo la danza delle idee geniali
sperando che tu mi dica qualcosa di nuovo
Danzo la danza dei perdenti e perduti
sapendo che i miei passi saranno vani
Danzo la danza degli ingenui felici
credendo che il mio sudore serva a qualcuno
Danzo la danza dei profittatori
e danzerò finché mi pagherai
E danzo, danzo, danzo
per vincere la mia arroganza
Danzo, danzo, danzo
il perché non ha importanza
Danzo la danza dei maledetti
perché lo spleen mi arriva fino al torace
Danzo la danza dei presuntuosi
perché anche tu lo sei se ti credi al mio livello
Danzo la danza degli indesiderati
mi sono allenato molto davanti alle porte chiuse
Danzo la danzadegli insofferenti
ti puoi spostare un po' più in là, per favore?
E danzo, danzo, danzo
fino a che resterò in piedi
Danzo, danzo, danzo
perché sei tu che me lo chiedi.
CERCA IN TE LA VOCE CHE NON SENTI
(invocazione per voce, cassa toracica e solitudine)
(HLAS, KTERÝ NESLYŠÍŠ, SÁM V SOBĚ HLEDEJ, SEEK IN YOURSELF THE VOICE THAT YOU CAN'T HEAR)
Cerca in te la voce che non senti
mangia l'universo se non la comprendi
Basse case dai tetti spioventi
lacrimanti pioggia da gronde ormai marce
Profumo di terra, di foglie, di stagni
e sinistri paesaggi di candido marmo
Cerca in te la voce che non senti
mangia l'universo se non la comprendi
Vermi chegiacciono sotto il fondo fangoso
topi che nuotano in ruscelli d'acciaio
Fumo di nebbia, auto veloci
che brucano leste tagliatelle d'asfalto
Cerca in te la voce che non senti
mangia l'universo se non la comprendi
Ombra di creta camminano stanche
scuotendo bassa la conica testa
Obliqui fantasmi stampati sul muro
ricordano fughe e cavalli di frisia
Cerca in te la voce che non senti
mangia l'universo se non la comprendi
INGRANAGGI CARNALI (TĚLESNÁ SOUKOLÍ, CARNAL GEARS)
Velocemente, velocemente
la verde porta si apre
lasciando filtrare policromi ghirigori
Ingranaggi lucidi rotolano attorno
alla tua faccia truccata
mentre punti di colori indefiniti
volteggiano sopra di noi.
Cammino sopra una sfera fluorescente
Cammino sopra una sfera fluorescente
Attraverso la nebbia purpurea
guardo il tuo corpo vuoto
Si avvicina una musica eterea
come luceda sotto una porta
La mia mano scorre lungo i fianchi,
la stanza gira piena di insetti,
le mie dita stanno
lentamente arrivando.
Cammino sopra una sfera fluorescente
Cammino sopra una sfera fluorescente
Cuscinetti a sfera e valvole bruciate
scivolano silenti accanto al groviglio
e dal soffitto pende un incubo al neon
Sento la porta spalancarsi di nuovo
mentre ascolto i tuoi respiri concitati
Oblique figure armate di cuoio
stanno attendendo il loro momento...
HO VOMITATO L'ANIMA (VYZVRACEL JSEM DUŠI, I THREW UP MY SOUL)
Ho vomitato l'anima
ieri
e adesso mi sento più leggero
posso nuotare libero
senza zavorre di rimorsi e cattiverie
Ho vomitato l'anima
ieri
e ho sporcato il cesso
Non so cosa mi uscisse dal corpo
sembrava limatura di ferro
mischiata a cotone insanguinato
forse aveva segato le sbarre
per poter scappare
forse si era ferita
forse infettata
Ho vomitato l'anima
ieri
ma non è stato come me l'aspettavo
Pensavo che attendesse
le trombe del Giudizio Universale
la barca diCaronte
o almeno un rintocco di diafane campane
Niente.
Non ce la faceva più a restarmi dentro.
Scalciava
Urlava
Soffocava
e io mi forzavo
sopportavo
perché pensavo che fosse indispensabile
avere un'anima
e anche lei pensava
d'aver bisogno d'un corpo
Èstrisciata via dalla mia bocca
la sua coda era lunga e spinosa
e si agitava guardandosi attorno
Ho vomitato l'anima
ieri
e chissà dov'è finita
Sembrava fatta di mercurio
imprendibile
come quando ce l'avevo dentro
e mi rovesciavano come un guanto
restando attoniti
davanti alle mie pareti lisce
Ho vomitato l'anima
ieri
e oggi i Nullibisti di Henry More
mi vogliono già
come loro capolista alle prossime elezioni
Appena sei vuoto
vieni scelto
per rappresentare gli altri
Un bidone che può contenere
più rifiutipossibili
Rifiuti di carta
Rifiuti di carne
Rifiuti nati per essere rifiuti
Rifiuti fatti per non essere rifiuti
Ho vomitato l'anima
ieri
e forse mi manca già:
non so più con chi mentire
quando sono solo
quando sogno solo
Il letto a volte m'ingoia
mi accoglie sorridente
e poi si piega a metà
come una pizza mangiata con le mani
e io mi sento digerito
nei sogni
digerito bene quando non li ricordo
digerito male quando i miei occhi
al risveglio si spalancano di colpo
e mi sputano fuori
Ho vomitato l'anima
ieri
e forse se ne sta nascosta nel sifone
arringando grumi di capelli, microbi, saponi
e incrostature nere di chissà cosa
Cosa starà dicendo di me?
Se ne parlerà male
ogni mattina il lavabo s'intaserà per sciopero
Eppure anche voi, Popolo dello Scarico,
avevate fiducia del mento
che intravedevate dal buco
Non lasciatevi corrompere anche voi
come ho fatto io
ora lei è la vostra guida
come lo è stata per me,
vi farà diventare profumati, bianchi & puliti,
un Popolo dello Scarico senza identità
Voi abituati a guardare dal basso in alto
e a provarci gusto
come quando io bambino alzavo lo sguardo
e vedevo le nuvole marzoline
impigliarsi nei baffi di mio padre
o la mano di mia madre
che pendeva come una liana a cui appendermi sicuro
Ho vomitato l'anima
ieri
e fu forse rigurgito infantile,
latte e biscotti al plasmon
scaldati dal mio giovane ventre
Avere un'anima al plasmon
Al napalm, al plancton, al clacson
Avere un'anima e vomitarla
e quel vomito animarlo
E non è colpa mia se anche stasera
sono costretto a inventarmi storie
che nessuno mi racconta mai
e non è neanche questione
d'essere un eterno bambino,
perché gli altri non sono cresciuti
sono soltanto già morti
e al Cimitero sì, ci vado a giocare,
ma la noia ben presto
si trasforma in zanzare buie
Mangio bestiemorte fatte a fette
Ho l'immagine di un moribondo sopra il mio letto
Ho studiato e amato le opere di uomini morti
Le cose morte mi hanno sempre nutrito corpo e anima
e il primo è dannatamente vivo e instancabile
e la seconda addirittura è fuggita via
Ho vomitato l'anima
ieri
e chi se ne frega
Al primo freddo rientrerà da sola
come un gatto scappato sui tetti
che rientra starnutente e arruffato
Forse si starà proprio azzuffando
con i gatti che in varie epoche mi sono stati accanto
e che per tutta la loro vita
amarono di me soprattutto le mani
quando si trasformavano in ciotole piene
o in spazzole ossute calde
Ho vomitato l'anima
ieri
ma tu mi sei rimasta dentro
Eravate nella stessa cella
e lei se n'è andata senza dirti nulla.
O sei tu che sei voluta restare:
ti manca poco per uscire regolarmente
perché scappare, dunque?
No, tu mi sei rimasta dentro
dentro come sempre
Èuscito di tutto dal mio corpo
Umori, bestemmie, sogni, raffreddori, denti da latte
Adesso anche l'anima
È uscito di tutto, dicevo,
tranne te
e tranne me
Ho vomitato l'anima
ieri
sembrava un mazzo di rose sul pavimento
come uno di quelli che mi facevano arrossire al ristorante
perché non sapevo cosa dovevo fare
e ti avrebbe tenute le mani occupate tornando a casa
Quelle mani, ahimè soltanto due,
che avrei voluto sanguisughe da salasso su di me,
dieci, venti soffici ventose tiepide sulla schiena
a togliere umidità, vuoto ed amarezza.
Ho vomitato l'anima,
ieri.